LA CLASSIFICA DEL TONNO IN SCATOLA
Un alimento non indispensabile
Nell’introdurvi la classifica del miglio tonno in scatola, una piccola premessa: come con tutte le altre categorie di prodotti alimentari, QS inserisce in classifica i prodotti segnalati dagli utenti e prende in considerazione gli ingredienti e la tabella nutrizionale per valutarne l’impatto sulla salute e le informazioni messe a disposizioni dalle aziende nonché alcune caratteristiche degli ingredienti stessi (se provenienti da filiere controverse) per valutarne la sostenibilità. Si tratta di indicazioni di massima su quali siano i prodotti da prediligere.
Premesso questo, riteniamo che il tonno in scatola sia un alimento di cui un consumatore responsabile possa fare tranquillamente a meno.
Ma se proprio non potete farne a meno e volete sapere quale sia il miglior tonno in scatola ecco cosa prendere in considerazione:
Prioritari nel prendere in considerazione la categoria del tonno in scatola sono il metodo di pesca utilizzato, e la varietà di tonno pescata.
In base a questo Rio Mare Pescato a canna risulta essere il migliore tra i prodotti inseriti finora. Per conoscere nel dettaglio le informazioni di ciascun prodotto visita la classifica.
IL MERCATO DEL TONNO IN SCATOLA
Sebbene il mercato del tonno in scatola non abbia registrato nel 2019 particolari incrementi di fatturato, probabilmente a causa di un momento di saturazione, le importazioni di tonno lavorato nei paesi dell’unione europea sono state di 360 mila tonnellate. Il 24% di questi prodotti è stato lavorato da Spagna, al secondo posto c’è l’Italia (con una produzione nazionale di circa 75mila tonnellate) e Portogallo.
La provenienza della materia prima invece proviene per oltre il 70% da paesi extraeuropei, soprattutto Ecuador, Filippine e Cina. Maggiori consumatori sono Regno Unito, Paesi Bassi, Germania e Belgio.
Il mercato in Italia
In Italia, si consumano ogni anno 150mila tonnellate, pari a circa 2,5 chili pro capite. La convenienza e la praticità di consumo lo rendono uno degli alimenti più presenti sulle tavole italiane, quasi il 94%, e 1 italiano su 2 consuma tonno in scatola almeno una volta alla settimana. Il più consumato è senza dubbio il tonno sott’olio, mentre il tonno cosiddetto “al naturale” è consumato solo da una ristretta minoranza.
LA QUESTIONE AMBIENTALE
Il problema principale che sottende ad un così massiccio consumo di tonno in scatola è prima di tutto ambientale. Per due motivi, i metodi di pesca utilizzati e il sovrasfruttamento delle specie ittiche.
SOVRAPPESCA
Un terzo del tonno viene pescato a livelli biologicamente non sostenibili. Le specie più commerciabili per questo tipo di prodotto sono due
tonno pinna gialla
È il più utilizzato anche nel nostro paese per la vendita in scatola. È originario dei mari caldi, per la maggior parte proviene dal Pacifico Ovest, Oceano Indiano e Sud Atlantico. È una specie a rischio a causa della pesca eccessiva che negli ultimi decenni ne ha minacciato la sopravvivenza. In seguito alle pressioni dei consumatori alcuni produttori stanno iniziando a confezionare specie meno a rischio come il tonnetto striato e il tonno albacore (o tonno bianco).
tonnetto striato
Più piccolo delle altre varietà di tonno, raggiunge raramente un metro di lunghezza. Meno pregiato del tonno pinna gialla e pinna blu, è generalmente ricercato per la preparazione di alcune pietanze giapponesi. Non essendo specie a rischio estinzione è considerato ad oggi una delle varietà più sostenibili
METODI DI PESCA
Il metodo ancora maggiormente utilizzato è la pesca che prevede l’uso di FAD, oggetti galleggianti che attirano non solo i tonni ma diverse altre specie marine che accidentalmente finiscono nelle reti e vengono congelati indiscriminatamente a bordo.
Ad oggi il metodo con pesca a canna risulta il più sostenibile, e anche il meno economico per i produttori. Nonostante ciò, in seguito alle pressioni dei consumatori e di associazioni ambientaliste (v. Greenpeace) alcune aziende Italiane come Rio Mare (Bolton) propongono sul mercato prodotti più sostenibili, provenienti da pesca a canna.
SOCIETÀ
Un problema non secondario connesso ad un eccessivo consumo di tonno a livello globale riguarda i villaggi che fino a qualche decennio fa vivevano esclusivamente di pesca. Non solo nel nostro paese, ma in diverse parti del mondo, quella che prima era un’attività sociale che coinvolgeva e dava lavoro a diverse persone è stata spazzata via dalla pesca industriale che vede il monopolio di pochi trader che da un lato acquistano il pescato e dall’altro riforniscono le aziende di lavorazione e trattano con gli attori della grossa distribuzione. Queste grosse compagnie sfruttano i pescatori che sono costretti a rimanere in mare anche per mesi, supportati da navi più grandi che facendo da spola con la terraferma li riforniscono di cibo, carburante, ritirando i pesci. Diversi scandali (si veda quello che ha coinvolto Thai Union, per le condizioni disumane a cui spesso questi lavoratori vengono costretti. Ma non si tratta solo di sfruttamento della manodopera, c’è anche un problema di tracciabilità. Con questi metodi è difficile sapere con certezza quale pesce provenga da pesca abusiva.